Arrivando al villaggio di Ait Imi, dove inizia la magica valle, colpisce la presenza di una spettacolare collina a forma di piramide, sormontata da una massiccia costruzione in pietra. Si tratta di un antico granaio fortificato. Qui, un tempo, veniva conservato il tesoro dei valligiani: il grano, insieme ad altri beni preziosi, come gioielli e documenti importanti. Oggi la fortezza non serve più a proteggere le ricchezze dai predoni, ma la sua presenza si impone ancora, visibile e controllabile da ogni prospettiva, fra i campi coltivati.
Proseguendo il cammino dal fondovalle verso i terreni, più aspri e sassosi, alle falde delle montagne che lo circondano, i coltivi si fanno via via meno rigogliosi, fino ad ospitare gli ultimi campi di frumento dove lo spettacolo è assicurato – sul finire del mese di luglio – dai riti antichissimi della mietitura e della trebbiatura che ancora avvengono con metodi arcaici “a sangue” ovvero a forza di braccia umane e di garretti di asini e muli. Le immagini che seguono ne sono una testimonianza insieme appassionante e commovente.
Sui campi più vicini ai villaggi calano già le prime ombre della sera quando donne, uomini e muli (e in questo caso alcuni camminatori arrivati da lontano!) tornano col raccolto.
L’ultima fotografia, in bianco e nero, potrebbe appartenere all’album del nonno e ad un’epoca non così lontana della nostra storia…è stata scattata in un villaggio dell’Alto Atlante, Provincia di Azilal, Marocco, in un bel giorno d’estate del 2015.